Con l’incontro Mangimi italiani: mais materia prima strategica svoltosi il 13 giugno a Roma Assalzoo (Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici) ha promosso un progetto di rilancio della filiera maidicola che ha visto la partecipazione di Alleanza Cooperative Italiane Agroalimentare, Associazione maiscoltori Italiani, Assosementi, Cia, Confagricoltura e Copagri. La scelta di promuovere un confronto pubblico con l’intera filiera maidicola all’interno della propria assemblea annuale indica da parte dell’Associazione dei mangimisti italiani una chiara consapevolezza della problematica e un altrettanto limpida strategia di lungo termine. L’obiettivo è infatti quello di rilanciare la produzione italiana di un cereale essenziale per l’alimentazione zootecnia nazionale.
Il quadro – La situazione maidicola nazionale pone in evidenza negli ultimi 15 anni un netto progressivo calo della produzione italiana di mais passata dall’autosufficienza (la produzione era arrivata a superare gli 11 milioni di tonnellate nel 2004) a meno del 50% della domanda interna (sono poco più di 5 milioni di tonnellate nell’ultima campagna 2016/2017).
Le superfici – Un primo elemento di allarme proviene, in base ai dati Istat, dalle superfici dedicate alla produzione maidicola. I numeri descrivono un processo, la cui dinamica regressiva non può essere negata: 860mila ettari coltivati nel 2014, 720mila nel 2015, 660mila nel 2016 e 570mila nel 2017. In quattro anni c’è stata una contrazione netta di oltre il 33%.
La produzione – I riflessi della riduzione delle superfici coltivate e la ridotta capacità di innovazione scientifica si riverberano nei numeri della produzione. Anche qui la dinamica produttiva presenta un movimento decrescente che obbliga a decisioni rapide. Si passa infatti dai 9,250 milioni di tonnellate del 2014 ai poco più di 7 del 2015 per arrivare ai circa 6,5 del 2016 e ai 5,7milioni di tonnellate del 2017. Il calo nei quattro anni è di oltre il 35%.
Le importazioni – Secondo un principio di bilanciamento non automatico, perché c’è lo spostamento a volte verso altre materie prima agricole, la diminuzione della produzione nazionale determina un aumento dell’importazione dell’estero. Anche qui la serie prospettica è chiara: dai 2 milioni di tonnellate importate nel 2010, ai 4 milioni di tonnellate del 2013 fino ad arrivare agli oltre 5 milioni di tonnellate (in proiezione) nel 2017. Il rapporto tra produzione italiana e importazione si avvicina dunque alla significativa soglia del 50% (al momento si assesta all’incirca al 55-45).
Il mais rappresenta una materia prima strategica per la zootecnia nazionale, per questo Assalzoo ha deciso di promuovere un’azione di consapevolezza con tutti gli attori della filiera per trovare soluzioni che possano permettere una ripresa della coltivazione, e della produzione in Italia. Si tratta di un’azione di filiera che coinvolge tutti gli attori produttivi, dai sementieri, agli agricoltori, ai mangimisti. Un’azione che ha come ambizioso obiettivo quello di rimuovere gli ostacoli che attualmente segnano la scarsa attrazione della coltivazione maidicola.
Le ipotesi in campo sono numerose e tutte da valutare nei luoghi deputati, soprattutto a livello istituzionale. Una mappa sulle azioni da realizzare è stata comunque elaborata da Assalzoo e condivisa con le altre realtà della filiera, che hanno firmato uno specifico memorandum d’intesa.
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